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Gravina, l’arte della guerra

Il presidente FIGC ha mostrato una grande abilità politica e sarà eletto per la terza volta di fila. Ma la politica non è necessariamente il bene del movimento

Foto di copertina: Quirinale.it (dettagli licenza)

Il prossimo 3 febbraio all’assemblea federale della FIGC, Gabriele Gravina verrà rieletto presidente del calcio italiano per il terzo mandato consecutivo. Candidato unico, Gravina gode della maggioranza dei voti – i voti ponderati delle varie componenti – avendo dalla sua parte la Lega Pro, la LND dell’eterno Abete, l’AIAC e l’AIC, e già qui siamo al 76%, ma molto probabilmente anche la Serie B, per arrivare all’82%. Il restante 18% è in mano alla A, che non lo sosterrà, e che per il suo futuro, per quanto possibile, ha idealmente un programma nel quale la FIGC dovrebbe contare il giusto. Gravina, insomma, sarà rieletto, e sarà la terza volta.

Certo non si riferiva a Gabriele Gravina, Mauro Berruto, con il tweet che vi mostriamo qui sotto.

Eppure, dopo Artemio Franchi (nove anni tra il 1967 e il 1976, più quasi altri due tra il 1978 e il 1980, dopo le dimissioni di Carraro), se terminerà anche il terzo mandato, Gravina diventerà, assieme ad Antonio Matarrese (nove tra il 1987 e il 1996), il secondo presidente per numero di anni a capo della FIGC, con la differenza che Gravina non è né Franchi né Matarrese, pur con tutte le critiche che si possono rivolgere al regno di quest’ultimo. Eletto a furor di popolo come candidato unico nel 2018, con il 97,2% dei voti dell’assemblea federale, dopo l’interim con cui Roberto Fabbricini aveva traghettato la federazione dopo le dimissioni di Carlo Tavecchio, di fatto spinto ad andarsene dop…

Lorenzo Longhi
Emiliano, ha esordito con il primo quotidiano italiano esclusivamente web nel 2001 e, da freelance, ha vestito (e smesso) casacche anche prestigiose. Di milioni di righe che ha scritto a tamburo battente gran parte è irrilevante. Il discorso cambia quando ha potuto concedersi spazi di analisi.