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Vent’anni di SISS: studiare lo sport non è più un tabù

L’esistenza della Società Italiana di Storia dello Sport ha permesso a molti studiosi della mia generazione di trovare un riferimento e uno spazio di confronto altrimenti inesistente, quantomeno in Italia

di Nicola Sbetti

In occasione dodicesimo convegno annuale che si terrà a Firenze dal 14 al 16 novembre 2024 dedicato a “I luoghi dello sport. Storie, culture e architetture”, la Società Italiana di Storia dello Sport (SISS) celebrerà il suo ventesimo anniversario. Poiché ne sono socio da circa quindici anni e avendo anche degli incarichi direttivi, vi è certamente un conflitto di interesse nel parlarne, tuttavia il fatto che la principale associazione che si occupa di promuovere gli studi e la ricerca storica sullo sport celebri venti anni di storia mi sembra un traguardo rilevante e un’occasione per riflettere in senso ampio sullo stato di salute della materia.

Oggi infatti all’interno del settore della storia contemporanea promuovere studi storici che abbiamo lo sport come oggetto di ricerca non è più un tabù. Si può certo obiettare che questa ormai piena legittimazione non si sia ancora tramutata in un numero adeguato di insegnamenti (specie nelle lauree di storia e scienze motorie), tuttavia il clima attorno a questo tipo di ricerche è ormai cambiato e sono sempre di più i convegni, i progetti di ricerca, le pubblicazioni ma anche semplicemente gli studenti che propongono delle tesi sulla storia dello sport. Addirittura è in corso un progetto di ricerca di interesse nazionale dedicato alla storia degli intrecci fra il calcio e i media dal titolo “Sport politics: football, media, and national identity in Italy (1968-2006)”.

Vent’anni fa, invece, la situazione era molto più complicata e l’esistenza della SISS ha permesso a molti studiosi della mia generazione di trovare un riferimento e uno spazio di confronto altrimenti inesistente quantomeno in Italia.

Il fatto che questo ventennale si celebri proprio a Firenze è particolarmente significativo, sia perché il capoluogo toscano è stato il luogo di nascita della SISS ed ha già ospitato anche altri convegni come quello del 2012 su “Sport e identità” o quello del 2014 su “Lo sport alla Grande guerra”, ma anche perché sede del Centro studi per l’educazione fisica e l’attività sportiva e, soprattutto, perché presso l’Università di Firenze, nella Facoltà di storia c’è un corso di laurea magistrale di Storia dello sport, tenuto da Francesca Tacchi che, tra l’altro, è fra le organizzatrici del convegno.

Ad aprire il convegno sarà una geografa, Anna Maria Pioletti dell’Università della Valle d’Aosta, la cui lezione sarà dedicata al tema de: “La geografia simbolica dello sport: da spazi a luoghi” seguiranno quasi una cinquantina di interventi di cui molti dedicati a stadi e impianti intesi come luoghi materiali ed altri intesi come spazi identitari o luoghi della memoria.


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