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Champions League, un rebus da risolvere

Più partite, più soldi, più tutto. Forse troppo tutto: ecco una prima e parziale valutazione sulla nuova formula della Champions League

Ci vorrà tempo. E forse viste le turbolenze dei vertici del calcio europeo attuale e le loro possibili ripercussioni sulla massima competizione per club, potrebbe pure non bastare, perché la prospettiva di una superlega è sempre in agguato. Per capire la nuova Champions League, arrivata alla seconda giornata, dovremmo aspettare. Intanto però già si è intuito quello che fa storcere il naso e quello che invece stuzzica spettatori e addetti ai lavori.

Girone unico, ma perché? La prima cosa, che si nota leggendo i commenti, è la mancata comprensione della formula. Le critiche più frequenti sono legate all’assenza del classico girone che consente al tifoso di “dare un senso” al susseguirsi delle partite e concretizzare le reali possibilità della squadra. Il secondo aspetto è legato alla (presunta) inutilità di una prima fase considerata troppo lunga e che potrebbe nelle ultime giornate riservare partite con poco significato e che si presterebbero a risultati “di comodo” per essere meglio piazzati nella fase a playoff.

L’autostrada verso una superlega