Monografia

L’Italia chiamò?

Ripetersi non è nelle nostre corde e nella nostra storia. Tecnicamente siamo inferiori a molti avversari, ma Spalletti punta sui valori, sul gruppo e sul gioco

Ogni volta che la Nazionale italiana di calcio maschile si presenta a una fase finale da campione in carica, storicamente, le cose non vanno bene. L’unica eccezione sono stati gli anni Trenta del secolo scorso, nei quali siamo stati la squadra più forte d’Europa e del Mondo per un decennio, dominando Mondiali, Coppa Internazionale e i Giochi Olimpici. Dopo l’Europeo del ’68 non ci siamo qualificati a quello del ’72, dopo il Mondiale del 1982 siamo stati eliminati agli ottavi e dopo quello del 2006 addirittura al primo turno. Chissà questa volta cosa accadrà.

Roberto Mancini ha messo insieme la vittoria all’Europeo, con un gioco e un atteggiamento convincenti, con il record mondiale di imbattibilità: 37 partite consecutive senza perdere. Ha preso la Nazionale nel 2018 e l’ha lasciata nel 2023, ha avuto tempo di lavorare, lasciando comunque sul campo una qualificazione mondiale e due Nations League, una delle quali giocata in casa, collezionando due terzi posti e cadendo sempre contro la Spagna, nostra bestia nera del terzo millennio. E la mancata qualificazione mondiale del 2018 – feat. Ventura –, uno shock generazionale dal quale ancora non ci siamo ripresi, vista anche quella del 2022, gli ha concesso un credito enorme che ha prima implementato con la vittoria di Wembley e poi dissipato con un addio ‘strampalato’ del quale abbiamo scritto su The SpoRt Light.

Luciano Spalletti arriva a questo Europeo avendo preso la Nazionale in corsa, con 10 partite giocate, 6 vittorie,…

Francesco Caremani
Aretino, giornalista, comunicatore in ordine sparso. Tutto è iniziato il 19 marzo del 1994 e un giorno finirà, ma non oggi. Il giornalismo come stile di vita, in un mestiere che ha perso lo stile per strada. Qui è direttore responsabile, ma solo per anzianità.