Tackle

Lo sport fa sempre bene?

La iper-calendarizzazione è una delle criticità di cui soffre e su cui si tende a sorvolare

di Antonella Bellutti

La risposta è complessa e tendenzialmente evitata per via di quel bias positivo che alle istituzioni sportive fa tanto comodo. Poche attività umane godono di un pregiudizio favorevole e lo sport è una di quelle. L’immaginario collettivo è ancorato a dei punti fermi quali il benessere per la salute, per la psiche, per la realizzazione di sé, per l’interiorizzazione di valori democratici, tutti effetti che, realmente, lo sport sa produrre come dimostrato da una ricca, decennale letteratura scientifica. La conseguenza è che lo si considera un bene prezioso a prescindere, piuttosto che uno strumento positivo o negativo, in funzione delle persone che lo usano. E questo vale tanto a livello di base quanto per l’eccellenza di vertice. Ne deriva che tra le non poche criticità di cui lo sport moderno soffre e su cui si tende a sorvolare, ci sia anche la iper-calendarizzazione. Talvolta, come accade in occasione di un infortunio a un grande campione che occupa la scena internazionale (leggi, lo stop di Sinner per il problema all’anca) allora si, per un breve attimo l’argomento sembra diventare fonte di preoccupazione ma poi, tutto si ri-spegne. Perché la frequenza con cui si calendarizzano i grandi eventi sportivi non è qualcosa che dipende dall’opinione pubblica, né dalla stampa e nemmeno dagli umori o lamentele degli atleti: è un affare riservato alle grandi istituzioni sportive e ai relativi interessi (più economici che di tutela e sviluppo dei talenti dei praticanti).

L’infortunio è la causa principale di interruzione e abbandono dalla partica sportiva e la sua insorgenza è dovuta a due tipologie di cause: la prima, chiamata semplicemente “injury” è quella dell’evento traumatico acuto, sia esso un incidente o una lesione come ad esempio un movimento sbagliato, una caduta, uno scontro, una perdita di controllo. La seconda, la “overuse injury” è quella del trauma all’apparato muscolo-scheletrico come conseguenza da sovraccarico ovvero del susseguirsi di microstress. Mentre il primo tipo di trauma non dipende dalla capacità del corpo di rigenerarsi, anche se ovviamente la fatica può favorirlo, il secondo invece ha la sua origine proprio in questo fattore: l’insorgenza di un infortunio da sovraccarico deriva dalla mancata osservanza dei tempi di recupero. La metodologia dell’allenamento, ovvero la scienza che studia i mezzi e metodi per lo sviluppo del talento sportivo in relazione alle discipline praticate, prevede la distribuzione del lavoro in cic…