Nell’ottobre del 2021, durante una visita a Gerusalemme, sulla scia degli Accordi di Abramo, il presidente della FIFA Gianni Infantino lanciò una suggestione. Una boutade che, riletta oggi, appare totalmente fuori fuoco, ma che allora fece discutere e si regalò i titoli su diverse testate internazionali.
Perché non sognare una Coppa del Mondo in Israele e nei Paesi vicini? Con gli Accordi di Abramo, perché non organizzarli qui assieme agli altri Paesi del Medio Oriente e i palestinesi? Niente è impossibile, dobbiamo pensare in grande. Oggi ospitare un Mondiale è un’avventura molto grande, è qualcosa di più di un evento sportivo, è un evento da milioni di biglietti venduti e miliardi di telespettatori. Bisogna avere visione, sogni e ambizione. Ne abbiamo parlato tanto negli ultimi mesi dopo l’accordo tra Emirati e Israele, per cui una candidatura congiunta è un’opzione.
Ora, battezzare un’ipotesi del genere per i Mondiali 2030, a quel punto del processo di candidatura, era pressoché impossibile, ma quelle frasi vanno lette né più né meno come quelle di un imprenditore dello sport che fa politica, qual è appunto Infantino, e non possono stupire più di tanto. Piuttosto, oggi qu…