Rigore o non rigore, per chi non è abituato a guardare il calcio da complottista, non ha neppure importanza. Ma le parole sì, quelle sono sempre importanti e allora, dopo la qualificazione dell’Italia a Germania 2024, da più parti è riemersa una frase di Aleksander Ceferin, presidente dell’UEFA, che in ottobre, a margine del salone del libro di Francoforte, in un’intervista a La Presse se ne uscì così: «L’Italia deve qualificarsi a Euro 2024. Altrimenti sarebbe un disastro. L’Italia è troppo importante».
A prescindere dalle recriminazioni di campo, fossimo in Gravina oggi saremmo particolarmente in imbarazzo. Fossimo in Gravina, saremmo stati in imbarazzo già un mese fa, quando Ceferin quelle frasi le disse. Ma Gravina è il suo vice in seno all’UEFA, un alleato fedele in una lotta di potere nella quale tra un mese (quando la Corte di Giustizia europea si pronuncerà sul caso Superlega) potrà stravincere o farsi malissimo, e imbarazzo, da lui, era difficile attenderselo.
Dopo tutto, quello che poteva guadagnare l’ha guadagnato, più lui che l’Italia invero, ma tant’è: per eterogenesi dei fini qualcosa di buono è arrivato, anche se tutto ha un prezzo. Detto questo, le frasi di Ceferin dalle quali siamo partiti mostrano un’attitudine: qui non si tratta di non saper parlare e non saper tacere, non si tratta di una voce dal sen fuggita, ma è anzi esattamente il tipo di frase che chi ha potere pensa di potersi permettere per il solo fatto di avercelo, qu…