Chissà, magari lo chiameranno Itatürk – che è poi un gioco di parole tra Italia e Atatürk, ovvero Mustafa Kamal Atatürk, eroe nazionale turco: ce ne prendiamo la paternità da subito, ma vedrete che lo leggerete altrove, d’ora in poi – l’Europeo che Italia e Turchia si vedranno assegnate, in maniera congiunta e salvo sorprese, il prossimo 10 ottobre, quando il comitato esecutivo dell’UEFA designerà i Paesi che ospiteranno Euro 2028 ed Euro 2032. Sarà quest’ultimo quello giusto, perché il 2028 è già in pectore di Regno Unito e Repubblica d’Irlanda. Ma com’è possibile che dalle candidature singole, presentate seguendo tutti i criteri e il rigido cronoprogramma del bidding process della confederazione, si sia arrivati a una candidatura congiunta presentata improvvisamente, e in maniera inizialmente raffazzonata, appena tre mesi prima dell’assegnazione? Perché da Italia o Turchia si è passati a Italia&Turchia?
Ripartiamo dall’inizio. Come detto, l’UEFA aveva già annunciato l’idea di assegnare le edizioni del 2028 e del 2032 in un’unica sessione nel 2023, e in entrambi i casi il bidding process era stato completato solamente da due contendenti: la candidatura congiunta Regno Unito-Repubblica d’Irlanda e quella della Turchia per il 2028, Italia e ancora Turchia per il 2032. La Turchia – che si era sempre candidata a partire da Euro 2008 senza mai uscire vincitrice – aveva proposto un dossier identico per 2028 e 2032, con tre stadi a Istanbul, uno già in costruzione ad Ankara, quindi Antalya, Bursa, Eskişehir, Gaziantep, Konya e Trabzon. Un ottimo dossier, ma comunque perdente per il 2028 a causa dell’incolmabile vantaggio dell’avversario britannico in termini di strutture, infrastrutture e contesto politico-economico. Rimaneva, così, il 2032, esattamente quello al quale puntava anche l’Italia, che nel dossier candidava Milano (San Siro), Roma (Olimpico), Torino (Juventus Stadi…