No, non pensate che sia un segnale di evoluzione: se in numerose categorie, in diversi sport, si procede con l’autoarbitraggio non è per fiducia nell’umanità e nemmeno – buttiamo a mare la propaganda, per cortesia – per educare al gioco, al regolamento, ai suoi valori. Accade, banalmente, perché gli arbitri sono sempre meno, perché si inizia a vedere che non ce ne sono ormai più a sufficienza (a fronte dell’aumento delle gare), a forza di insultarli, bullizzarli e menarli, visto che succede anche questo, nemmeno troppo raramente.
No, non pensate al calcio italiano. Certo, lì i numeri sono pesanti (a livello di AIA, gli associati sono abbondantemente scesi sotto quota 30mila: si parla di una media di un migliaio di arbitri in meno l’anno dal 2016) ed è facile rendersene conto nel dilettantismo e a livello giovanile, ma il fenomeno è generalizzato: a mero titolo di esempio, la scorsa estate negli Stati Uniti la NFHS (National Federation of High School Associations) ha annunciato di aver perso in un anno 33mila arbitri, questo a livello ufficiale, mentre dati ufficiosi parlano di 50mila, e aggiungiamo anche questo articolo del Telegraph che, nel dicembre 2021, cercava di capire le cause per le quali si stesse verificando u…