Il VAR, Video Assistant Referee, deve essere usato esclusivamente in quattro casi, definiti determinanti per lo sviluppo della partita e del risultato: assegnazione di un gol; assegnazione di un calcio di rigore; espulsione diretta (non quella per somma di ammonizioni, doppio cartellino giallo); errore di identità (scambio del calciatore da ammonire o espellere con un altro). Gli arbitri addetti al sistema VAR sono il VAR e l’AVAR – Assistant Video Assistant Referee – che sono in costante comunicazione via radio con l’arbitro in campo. Il funzionamento di tale procedura è formato da tre diverse fasi: il VAR e l’AVAR informano l’arbitro riguardo a una decisione da rivedere; il VAR e l’AVAR rivedono le immagini video, spiegando all’arbitro cosa è successo; l’arbitro, per decidere, potrà rivedere il video a bordo campo. La decisione finale spetta all’arbitro. L’aiuto del sistema VAR non può essere richiesto dalle panchine delle due squadre in campo, ma soltanto dallo stesso arbitro o dagli assistenti.
In questi anni altre due tecnologie sono state inserite nel calcio: la goal-line technology, probabilmente la più convincente, e il fuorigioco semiautomatico, chirurgico ma generalmente irriso da chi subisce l’annullamento di una rete per questione di centimetri se non di millimetri. In verità anche la goal-line technology, nonostante sia visibile agli spettatori a casa come a quelli allo stadio, ultimamente ha suscitato qualche perplessità sulla prospettiva dell’immagine digitale e come sempre le reazioni sono diverse tra chi la subisce e chi ne fruisce.
Tecnologie che sono state inserite in tutti i campionati che hanno la possibilità, anche economica, di sostenerle, e a maggior ragione nelle manifestazioni internazionali, dal Mondiale alla Champions League.