di Antonella Bellutti
Leggere la newsletter dedicata al primo compleanno di questo bel progetto editoriale, The Sport Light di cui sono felice collaboratrice, è stato come ripercorrere, in pochi attimi, le tappe del lungo viaggio che separa la nascita di un progetto dalla sua realizzazione. La competenza non basta, così come non basta il talento. Nell’epoca dell’iperspecializzazione realizzare un’idea innovativa e complessa vuol dire avere iper-competenza o meglio iperspecializzazione che però, per definizione, implica che nella complessità della realizzazione dell’idea, più iperspecializzazioni collaborino sinergicamente con visione d’insieme, col supporto di risorse economiche e senza trascurare la velocità . Vuol dire dedizione totale e, se possibile, anche qualcosa di più. Una volta, non troppo tempo fa, questi temi riguardavano i grandi progetti, i sogni. Ora sono parte integrante della quotidianità e del modo in cui si deve guardare al mondo del lavoro.
La performance non è più un concetto riservato all’arte, alla scienza o allo sport per definire prestazioni considerevoli degne di ammirazione: oggi la parola performance permea la vita di ogni individuo che voglia restare agganciato con successo, al sistema con cui la società occidentale è organizzata. La cronaca ci parla della disperazione di chi non regge la competizione contro gli altri e contro il tempo come stile di vita: non artisti, campioni o scienziati ma studenti, lavoratori, manager. I sociologi dicono che nella società occidentale si sta vivendo l’epoca della performance: non siamo più persone ma soggetti da prestazione.
Anche il linguaggio lo sottolinea: ad esempio la parola training ha preso il posto del tirocinio o della formazione, la mansione è diventata l’aspettativa di performance, tutto si misura, diventa una classifica. La quotidianizzazione della performance la inflaziona, la mette in catena di produzione, costringe all’impossibile esercizio di mettere insieme due opposti: qualitÃ…