Verità, continenza e pertinenza: i giornalisti sanno, o dovrebbero sapere, che quelli sono i limiti del diritto di cronaca e quando si oltrepassano la diffamazione è a un passo. Verità, continenza e pertinenza, peraltro, sono termini nobili e che dovrebbero essere il faro per tutti coloro che svolgono funzioni che possono incidere sul contesto e sull’agire sociale.
Ecco, chiunque si sia approcciato, nelle ultime due settimane soprattutto, a ciò che accade a margine dell’inchiesta Prisma della Procura di Torino e del relativo processo sportivo (almeno, per ora, il primo filone sulle plusvalenze), non può che esserne uscito sconfortato per la formidabile quantità di disinformazione, eccessi e inopportunità provenienti da ogni campo, in uno spaccato d’Italia – per quanto riguarda media, magistratura e tribalismo social – che invita chi ha figli a suggerire loro di andarsene immediatamente.
Nella foga di aumentare i follower (a proposito, è una mera questione di numeri: maggiore è il numero di follower, maggiore è il numero di imbecilli tra di essi) o voler convincere chicchessia dei propri teoremi, ciò che si legge in giro è niente più che scientifica circonvenzione d’incapace, provocazione, istigazione, quasi totalmente priva di senso di responsabilità e della misura che nutre e si alimenta dei peggiori istinti tribali.
Da un lato