Violenze sessuali, fisiche ed emotive in ambito sportivo sono un fenomeno mondiale di sistema ignorato per troppo tempo. Un fenomeno che si nutre di un’incultura sportiva e sociale e che colpisce, soprattutto, donne e minori. Daniela Simonetti, caposervizio dell’ANSA, già cronista parlamentare e poi sportiva, ha scritto un libro, diventato anche un podcast dal titolo esemplificativo: Impunità di gregge. Ha praticato sport sin da piccola, mai a livello agonistico. La sua stella polare è stata sempre il giornalismo e la sua vocazione sociale, un giornalismo impegnato sintetizzato in un lavoro che ha travolto la sua vita e la sua quotidianità. Nel 2017 ha fondato Il Cavallo Rosa, prima un semplice movimento, poi – insieme ad Alessandra Marzari, presidentessa del Consorzio Vero Volley – è nata la prima associazione contro gli abusi sessuali nello sport, denominata, successivamente, ChangeTheGame.
Perché ha deciso di fondare ChangeTheGame?
«Perché da cronista, ricercando negli archivi e andando a ritroso nel tempo, ho avuto la percezione che a livello mondiale il fenomeno della violenza – sessuale, fisica ed emotiva – in ambito sportivo, al di là dei numeri registrati, fosse solo la punta dell’iceberg con una parte sommersa molto più vasta. Quello degli abusi è un tabù difficile da sradicare».
I numeri ci dicono che quello degli abusi sessuali nello sport potrebbe essere uno scandalo mondiale numericamente, e sottolineo numericamente, peggiore di quello della pedofilia nella Chiesa Cattolica: è una sensazione condivisa?
«È un fenomeno di sistema perché l’impunità in questi anni è stata quasi totale e c’è la questione economica che aggrava la situazione: legata alle vittorie e alle medaglie; un sistema che nessuno vuole intaccare. Ha agito la giustizia ordinaria ed è grazie alle sentenze penali che sono riuscita a farmi un’idea, sia di quello ch…