In attesa della finale possiamo fare alcune considerazioni su ciò che abbiamo visto in campo in questo mese, poco meno, di calcio. Generalmente tra bar sport e bolle social, quando si gioca una nuova Coppa del Mondo, l’idea dominante è che il calcio non sia più quello di una volta, che il Mondiale più bello è stato quello del 1982, piuttosto che l’86 o il ’90 e che dopo le cose sono andate solo peggiorando. Sicuramente ci sono stati Mondiali più brutti di altri, sia dal punto di vista tattico che tecnico e quindi dello spettacolo, ma possiamo dire che già nel 2018 si era visto dell’ottimo calcio e questa edizione è stata altrettanto significativa e divertente. Se dovessimo scegliere tre protagonisti i nostri preferiti sarebbero: Messi, il Marocco e i portieri. Il fuoriclasse argentino ha letteralmente trascinato la propria nazionale in finale, con i gol e con le sue giocate, dimostrando il suo, indiscutibile, valore nella competizione che gli è sfuggita di mano otto anni fa. Discutere Messi, come CR7, è sempre ridicolo, stiamo parlando dei giocatori più forti della propria generazione e se l’argentino vincerà il Mondiale il più forte sarà lui: perché nel calcio il talento senza le vittorie è freestyle. Evitiamo però i paragoni con Maradona, tempi diversi, regole arbitrali diverse: per questo motivo non esiste e non esisterà mai il calciatore o la squadra più forte di tutti i tempi, ci sono generazioni e dentro queste i migliori.
Parlare di novità tattiche, poi, in un calcio che rimastica continuamente sé stesso è quanto mai difficile – rileggersi la storia delle tattiche di Carlo F. Chiesa sugli arretrati di Calcio2000 –, diciamo che il gioco di posizione, con il portiere che partecipa all’azione e un possesso palla prolungato, rimane la stella polare di chi vuole imporsi sugli avversari. Un gioco che il Marocco, per esempio, ha saputo scardinare con una solida compattezza difensiva e uno studio scientifico del piano gara, uscendo con azioni di rimessa in velocità, come ha fatto pure l’Argentina contro la Croazia, lasciandole il pallino del gioco e colpendola con un impressionante uno-due; Marocco che, nella semifinale contro la Francia, andando subito in svantaggio, è stato bravo, quanto sfortunato, ad adattarsi alla situazione cercando di recuperare, senza mai dimenticare i cardini della propria filosofia. In questi ragionamenti, però, rischiamo di dimenticarci, restando alle quattro semifinaliste, il talento dei vari Messi, Mbappé, Mo…