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La necessità di uscire allo scoperto

Nello sport come nella vita, nella nostra società non siamo stati capaci di educare alla denuncia immediata per stroncare la protervia e l'arroganza

Il caso degli abusi psicologici sulle atlete di interesse nazionale della ginnastica ritmica, esploso negli ultimi giorni dopo un’intervista a Repubblica di Nina Corradini, suffragata dalle conferme di altre atlete come Anna Basta e Giulia Galtarossa, ha portato la FGI, Federazione Ginnastica d’Italia, a commissariare l’accademia di Desio, il centro federale all’interno del quale si sarebbero verificate umiliazioni e maltrattamenti. Usiamo il condizionale per questioni deontologiche, dal momento che toccherà alle inchieste federali e giudiziarie verificare l’accaduto, ma saremmo in realtà propensi a utilizzare un tempo verbale meno incerto, perché non è un mistero come lo sport, a certi livelli, sia popolato anche da figure, negli staff tecnici, che non brillano certo per empatia e autorevolezza, ma solo per autoritarietà e per un frainteso senso di concetti quali disciplina e comando.

Nell’intervista Corradini ha raccontato delle umiliazioni subite per rientrare nei parametri di peso fissati dai tecnici, dell’essere passata in rassegna ogni giorno «in mutande e davanti a tutti, sempre dalla stessa allenatrice», mentre lei cercava di mettersi «ultima in fila, non volevo essere presa in giro davanti alla squadra. L’allenatrice mi ripeteva ogni giorno: “Vergognati”, “mangia di meno”, “come fai a vederti allo specchio? Ma davvero riesci a guardarti?”». La ragazza, che ha sofferto pertanto di disturbi alimentari, oggi ha 19 anni ed era minorenne quando frequentava l’accademia federale. Le sue parole, anche sui social, sono abbastanza eloquenti, e vale la pena leggerle: qui proponiamo un post di Corradini e uno di Basta la quale, per lei e per la compagna, scrive di voler «urlare al mondo tutto il marcio che abbiamo visto», mentre l’ex ginnasta Galtarossa ha parlato anche di «lavaggio del cervello» e di come l’accademia le abbia rovinato la vita.
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Lorenzo Longhi
Emiliano, ha esordito con il primo quotidiano italiano esclusivamente web nel 2001 e, da freelance, ha vestito (e smesso) casacche anche prestigiose. Di milioni di righe che ha scritto a tamburo battente gran parte è irrilevante. Il discorso cambia quando ha potuto concedersi spazi di analisi.