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Chiedimi se sono felice

Dick Hoyt ha iniziato a correre spingendo la carrozzina del figlio Rick, tetraplegico dalla nascita. Da quel gesto è nata una storia incredibile e una fondazione che aiuta i giovani a crescere sul piano personale e sociale grazie allo sport

La storia di Dick e Rick Hoyt non è inedita, ma racconta bene come lo sport può salvare la vita, tua e degli altri. Racconta il rapporto tra un padre e un figlio. Racconta le cicatrici che ognuno si porta dentro e che alla fine sono, probabilmente, quelle sensazioni per cui vale la pena attraversare questo cammino terreno. C’è una frase nel finale del film Hellboy, tratto da un famoso fumetto, una frase che ricorre spesso nei miei pensieri: «“Cos’è che fa dell’uomo un uomo?”. Si chiese una volta un mio amico. Forse le sue origini? Il modo in cui nasce alla vita? Io non lo credo. Sono le scelte che fa. Non come inizia le cose, ma come le finisce». Una delle domande che spesso le persone si pongono è cosa ci stiamo a fare qui, qual è il nostro destino, cosa possiamo fare per renderci utili, che senso ha la nostra vita. Le stesse identiche domande che si pone chi nasce con gravi disabilità, sicuramente con un dolore e una frustrazione impossibili da comprendere.