focus_2Monografia

C’erano, ci sono, ci saranno

Anche per motivi di opportunità, lo sport italiano non ha mai dato un taglio netto con lo sport fascista nelle istituzioni, negli uomini, negli ideali

È italianissimo, l’adeguarsi ai tempi. Un anno fa, sempre in occasione della Festa della Liberazione, un anniversario che a noi sta sempre molto a cuore, uno dei focus della monografia 25 aprile riguardava il ritorno dell’Italia sportiva nel contesto internazionale, un’agibilità riottenuta anche piuttosto in fretta, considerando ciò che era accaduto in precedenza, grazie a diverse figure compromesse, sebbene alcune anche in maniera contraddittoria, con il regime fascista. Scrivemmo di Alberto Bonacossa, Paolo Thaon di Revel, Giorgio Vaccaro, Ottorino Barassi e Bruno Zauli, i primi tre membri del Cio nominati in epoca fascista, il quarto e il quinto uomini di grande importanza all’interno della Figc. Tutti, ognuno a proprio modo, cresciuti a livello dirigenziale – e ciò significa conoscenze, contatti, legami, ma anche know how – nello sport fascista, tutti riciclati nelle gerenze dello sport italiano del secondo dopoguerra: appunto, l’adeguarsi ai tempi e se è vero che, per ridare un posto nello sport all’Italia post-fascista, si può certo sostenere che abbiano fatto anche cose buone, altresì non si può non notare come questo Paese, allora come oggi, quando si tratta di dare un taglio netto col passato, soprattutto con quello fascista, fa una certa fatica.

Così l’Italia democratica e repubblicana un posto per i fascisti, ormai neofascisti, l’ha sempre tenuto, anche nello sport. Del resto l’articolo 18 della Costituzione dice che «i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale». Così, mentre a livello di professionismo lo sport nazionale ripartiva dalle strutture stesse ereditate dal fascismo – dal Coni in giù – ma sistemate in modalità democratica, nascevano, per far rinascere lo sport popolare (quello attraverso il quale il fascismo indottrinava), gli enti di promozione sportiva, e nello specifico dal lato cattolico il Csi e da quello comunista la Uisp. Ecco: i neofascisti non rimasero fermi e, al contrario, nel 1948 fondarono l’associazione Centro Sportivo Fiamma, con il compito di formare sezioni di calcio, pallavolo, scherma…

Lorenzo Longhi
Emiliano, ha esordito con il primo quotidiano italiano esclusivamente web nel 2001 e, da freelance, ha vestito (e smesso) casacche anche prestigiose. Di milioni di righe che ha scritto a tamburo battente gran parte è irrilevante. Il discorso cambia quando ha potuto concedersi spazi di analisi.