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Elkann-Ferrari, tra scelte e silenzi

Nel 2025 John ha messo mano a Ferrari, ma non per ragioni sportive. La Exor, la cassaforte di famiglia, ha deciso di vendere sette milioni di azioni della Rossa. Con il ricavato sono stati raccolti tre miliardi di euro che per il presidente non significano un disimpegno, ma una scelta per finanziare altre acquisizioni

Zero titoli. Dal 2018, data in cui è diventato presidente della Ferrari, John Elkann non è riuscito a riportare né il titolo piloti, né quello costruttori che mancano rispettivamente dal 2007 e dal 2008. La gestione del nipote di Gianni Agnelli però è stata tutt’altro che marcata dall’immobilismo.

Troppo Binotto? Nell’era del dominio Mercedes prima e di quello di Verstappen dopo Elkann, che fin da bambino seguiva ai box le gare con suo nonno e il fratello Lapo, è il responsabile della scelta di Mattia Binotto, come team principal. L’ingegnere nato in Svizzera, ma di origine emiliana, in Ferrari dal 1995 come motorista è rimasto in sella dal 2019 al 2022 con una gestione che ha avuto qualche acuto (sette vittorie) e tanti momenti no ed errori più o meno evidenti di strategia. Come i problemi con il motore 2019 che oltre a un accordo con la FIA ha avuto conseguenze sulle stagioni successive, con la Rossa poco competitiva. Elkann ha sempre difeso nelle interviste la scelta di Binotto e il suo operato ma a tratti la proprietà è parsa poco presente con l’ingegnere, che a costo di molte ironie, al contrario ci ha sempre messo la faccia. Il figlio di Alain Elkann è stato accusato di avere aspettato troppo per sostituire il team principal che al di là della scarsa compet…

Roberto Brambilla
È nato a Sesto San Giovanni, quando era ancora (per poco) la Stalingrado d'Italia. Ha scritto di sport e temi sociali per il web e per la carta. Ama la Storia e le storie. Al mattino insegna ai ragazzi, al pomeriggio sogna Berlino (Est).