Premessa: questo non è un pezzo adatto ai moralisti e come recita Guccini: «Ma i moralisti han chiuso i bar / E le morali han chiuso i vostri cuori e spento i vostri ardori / È bello ritornar “normalità” / È facile tornare con le tante stanche pecore bianche / Scusate, non mi lego a questa schiera / Morrò pecora nera». Il calcio, lo sappiamo bene, anche nei suoi intollerabili difetti, è tifo, passione e, soprattutto, fede. Credere nella propria squadra, a prescindere dalla storia e dai risultati sul campo, è un rito pagano che si rinnova ogni settimana: «Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l’unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro. Il cinema non ha potuto sostituirlo, il calcio sì. Perché il teatro è rapporto fra un pubblico in carne e ossa e personaggi in carne e ossa che agiscono sul palcoscenico. Mentre il cinema è un rapporto fra una platea in carne e ossa e uno schermo, delle ombre. Invece il calcio è di nuovo uno spettacolo in cui un mondo reale, di carne, quello degli spalti dello stadio, si misura con dei protagonisti reali, gli atleti in campo, che si muovono e si comportano secondo un rituale preciso. Perciò considero il calcio l’unico grande rito rimasto al nostro tempo», scrisse Pier Paolo Pasolini con una preveggenza impressionante. Senza dimenticare Bill Shankly, storico e carismatico allenatore del Liverpool che disse, più o meno, così: «Molte persone ritengono che il calcio sia una questione di vita o di morte. Io non sono d’accordo. Posso assicurarvi che si tratta di una questione molto, molto più importante».
L’Iglesia Maradoniana è nata quasi per scherzo ma, nel tempo, ha assunto una funzione fideistica e sociale di rilievo. Come racconta Luigi Potacqui, su romanzocalcistico.com: «Il 30 ottobre 1998, a Rosario, grazie a quattro argentini di nome Hernan Amez, Hector Capomar, Alejandro Veron e Federico Canepa, nasceva la Iglesia Maradoniana, ormai per centinaia di migliaia di persone di tutto il mondo un vero e proprio culto religioso. Se ne contano a oggi più di 800.000 i seguaci, tra cui alcuni grandi personaggi dello sport come il calciatore brasiliano Ronaldinho, l’attaccante inglese Michael Owen, l’otto volte Pallone d’Oro Lionel Messi e il cestista argentino Manu Ginobili. Pare che il tutto sia partito da un “Feliz Navidad”, “Felice Natale”, frase pronunciata scherzosamente (ma neanche tanto) da due dei quattro fondatori, i giornalisti Amez e Veron, in uno scambio di auguri il 30 ottobre. Come avrete notato, il giorno della telefonata dei due infatti non combacia con il santo Natale cristiano, che cade nel 25…