Ha avuto decisamente poco a che fare con lo sport, negli Stati Uniti, l’elezione di Donald Trump per il suo secondo mandato presidenziale, interrotto dal quadriennio di Biden che, in questo senso, appare oggi una cesura nel regno del tycoon. Ha avuto decisamente poco a che fare con lo sport, si diceva, l’elezione di Donald Trump, tuttavia lo sport avrà molto a che fare con gli Stati Uniti e con Donald Trump, di qui sino al 2028, e qui su The SpoRt Light, dove campi e piste sono un pretesto, e in una monografia come questa, che introduce il nuovo anno da poco cominciato, ci sembrava inevitabile partire proprio dal nuovo-vecchio presidente. Il quale, peraltro, ha già cominciato a provocare e solleticare la pancia dell’America peggiore.
Il Canada, la Groenlandia, Panama, il Messico: Trump ha approcciato i primi giorni del suo nuovo mandato rivendicando territori, sovranità e confini e minacciando dazi; era piuttosto scontato, ma nei prossimi mesi e in questi quattro anni vedremo sino a che punto si spingerà la sua idea plutocratica, una cacocrazia messa nelle mani di chi già possiede tutto. Di sicuro, tornando allo sport, è interessante notare come oggetto dei suoi strali siano stati appunto il Canada – per il quale suggerisce una fusione negli Stati Uniti, peraltro sostenendo che molti canadesi la vorrebbero: una bufala colossale, siccome appena il 13%, secondo diversi sondaggi, la vedrebbe di buon occhio – e il Messico, che Trump non ha mai sopportato e nei confronti del quale, con grande probabilità, oltre all’annuncio (anche qui) di nuovi dazi, al centro dell’agenda torner…