Poco più di 600: tanti sono stati gli atleti e i tecnici che tra il 1952 e il 1989 hanno abbandonato illegalmente la Repubblica Democratica Tedesca. Mezzofondisti, nuotatori, ciclisti, saltatori che hanno sfidato le leggi della DDR per inseguire il loro sogno di libertà sportiva e personale. Ecco alcune delle loro storie.
Il reietto A metà Anni Sessanta Jürgen May, 25 anni, tesserato per il SC Turbine Erfurt, è uno dei migliori mezzofondisti d’Europa. Detiene il record continentale dei 1500 metri e nel 1965 a Praga in un meeting ha sconfitto il neozelandese Peter Snell, Josef Odlozil e John Davis, i vincitori delle medaglie ai Giochi di Tokyo. In quello stesso anno è stato votato sportivo tedesco-orientale dell’anno. Il 1966 per May è un anno cruciale. Per lui è in vista una candidatura alla Volkskammer, il Parlamento della DDR e poi ci sono gli Europei. Lì a Budapest cambia la sua vita. Accetta 100 dollari e un paio di scarpe Puma. Siamo nel mezzo della “guerra delle scarpe” e, secondo gli atti della Stasi, Adidas riferisce alle autorità sportive della DDR quanto è successo. May, che ha un fratello fuggito all’Ovest, viene convocato da Manfred Ewald a Berlino, il grande capo dello sport della DDR. Gli propone di ritirarsi. Lui, che è nel pieno delle sue facoltà …