Abituati come siamo alla presenza, nel calcio, di cafoni, guappi, montati e fenomeni d’ogni foggia, quando poi ci si trova al cospetto di persone di qualità – e ce ne sono, sia chiaro, ma siccome generalmente non amano fare casino o mettersi in mostra, non le notiamo –, ecco che allora si tende a evidenziarne l’eccezione. Quando poi, invece, semplicemente sono persone capaci di stare al mondo senza dover per forza sentirsi migliori degli altri, senza dover fare a gara per sembrare i mejo fichi der bigonzo, gente che va per la sua strada, facendo cose ottime e sbagliando, ma comunque senza danneggiare i rivali, e di solito lasciando un ottimo ricordo nei compagni di cammino.
Sven-Goran Eriksson è stato questo: un’idea di civiltà. E’ morto lo scorso 26 agosto, otto-nove mesi dopo avere annunciato al mondo che il tumore di cui soffriva gli avrebbe lasciato al massimo un anno di vita.