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Quando il doping è… contagioso

Le giustificazioni che negli anni atleti e staff hanno dato una volta che i primi sono stati trovati positivi a sostanze dopanti: dalle caramelle balsamiche ai tortellini, dalle creme vaginali alle gravidanze interrotte

Foto di copertina by jhenning feat. Pixabay

Il doping, argomento che abbiamo già affrontato su The SpoRt Light, è una cosa seria che il giornalismo sportivo affronta sempre di malavoglia, perché “il giocattolo non si deve rompere”, quando oramai ha crepe da tutte le parti. Eppure c’è un aspetto del doping che è divertente e curioso al tempo stesso. Si tratta delle giustificazioni che, nel tempo, atleti e staff hanno dato una volta che i primi sono stati trovati positivi a sostanze dopanti. Al netto delle sentenze, ecco una carrellata di ‘scuse’ davvero pregevoli per fantasia e arguzia, partendo dal tennis che è lo sport in questo momento maggiormente sotto i riflettori.

Gli integratori contaminati di Rusedski Il britannico è stato scagionato perché il nandrolone trovato nel suo corpo era negli stessi integratori distribuiti dall’ATP. È incredibile, tuttavia, che la stessa Associazione abbia “dopato” a sua insaputa diversi giocatori.

Il jet lag di Robert Kendrick Il jet lag è uno dei peggiori nemici dei tennisti, costretti a vagare da un continente all’altro. Stufo di questa situazione, Robert Kendrick avrebbe preso delle pillole per dormire. La federazione internazionale ha creduto alla sua tesi, ma lo ha ugualmente punito perché “ogni atleta è responsabile di quello che entra nel suo corpo”.

I farmaci della moglie di Puerta Mariano Puerta è stato l’unico a essere pizzicato in due occasioni. La seconda positività è avvenuta durante il Roland Garros 2005, quando giunse in finale. Gli trovarono l’etilefrina e gli diedero otto anni, poi ridotti a due perché i suoi avvocati dimostrarono …

Francesco Caremani
Aretino, giornalista, comunicatore in ordine sparso. Tutto è iniziato il 19 marzo del 1994 e un giorno finirà, ma non oggi. Il giornalismo come stile di vita, in un mestiere che ha perso lo stile per strada. Qui è direttore responsabile, ma solo per anzianità.