Monografia

Cantiere Serie A

Dagli attriti con la FIGC, puntando come modello la Premier League – e questo fa già abbastanza ridere –, a un campionato che ha mancato la riforma a 18 squadre. Da stadi imbarazzanti, per uno – sulla carta – dei più importanti campionati al mondo, a un pubblico becero e razzista, fino all’informazione, il torneo italiano è nudo

Il 17 agosto inizia la centoventitreesima edizione del campionato italiano di calcio, la novantreesima della Serie A, con venti squadre iscritte, che terminerà il 25 maggio 2025. Un campionato che avrebbe dovuto crescere e anche ‘dimagrire’ in questi ultimi anni e che, invece, non ha fatto né l’una né l’altra cosa, forse quella più importante. Ed è evidente ai più che la Serie A, non da oggi, sia un cantiere aperto, cercando di essere o diventare qualcosa, probabilmente, di irraggiungibile.

L’ultima querelle in ordine di tempo tra la Lega e la Federazione è della scorsa settimana, quando la prima ha deciso di impugnare, con una votazione all’unanimità durante l’assemblea in corso a Milano, la delibera con cui il Consiglio FIGC ha confermato i pesi tra le varie componenti per l’elezione del prossimo presidente federale, inizialmente prevista per il 4 novembre: al momento in cui scriviamo, però, l’idea più probabile è che l’assemblea da elettiva diventi straordinaria, spostando a gennaio 2025 l’elezione del nuovo (?) presidente federale, con Andrea Abodi, ministro per lo Sporte e i Giovani, che al momento resta a guardare. Gabriele Gravina ha fatto una proposta al suo alter ego Lorenzo Casini: 20% e 5 consiglieri federali. Alcuni accetterebbero subito, altri non sono d’accordo. Per allargare ancora la quota della Serie A e passare dal 12 al 20% basta ridistribuire le quote all’interno del calcio professionistico, togliendo quindi percentuali a Serie B e C, ed è consentito da una n…

Francesco Caremani
Aretino, giornalista, comunicatore in ordine sparso. Tutto è iniziato il 19 marzo del 1994 e un giorno finirà, ma non oggi. Il giornalismo come stile di vita, in un mestiere che ha perso lo stile per strada. Qui è direttore responsabile, ma solo per anzianità.