La verità è che il tempo passa molto in fretta. E la verità è che questo pezzo, o meglio questo titolo, lo avevamo già fatto, su questa testata, oltre due anni fa. Per la precisione, lo aveva scritto Nicola Sbetti, parlava di storia dello sport, e lo trovate a questo link. Ciò di cui parliamo qui è diverso, ma il titolo lo riproponiamo, magari i motori di ricerca ci premiano e arriva qualche abbonato in più, visto che questi languono ultimamente. Così in questa monografia, che si occupa di falsi miti, vale la pena riproporre la tesi.
Quale? Mai rovinare una bella storia con la verità, never spoil a good story with the truth, una massima che qualsiasi giornalista conosce e che, come scrisse su Il Tempo Rino Tommasi, diversi anni fa, viene attribuita a Sam Silverman, editorialista di una testata statunitense. Segnatevi questo passo: ci torneremo. Intanto, però, questa frase rappresenta un suggerimento giornalistico che è diventato poi una tendenza narrativa e infine un problema di ricostruzione della realtà, soprattutto da quando il combinato disposto tra la diffusione web di ciò che è stato scritto un po’ ovunque e il successo dello storytelling, ha ridotto lo sport a un romanzo che, per essere letto, deve avere appunto i crismi di qualcosa che fa riflettere o, peggio, emozionare.