di Guglielmo De Feis
Con un’astrazione e una deduzione, forse entrambe leggermente forzate, è possibile considerare Plinio il Vecchio come il primo data scientist della storia e paragonarne il metodo a quello di molti allenatori del calcio di oggi. L’astrazione consiste nel considerare la sua Storia Naturale come un’imponente raccolta di dati – senza riferimenti al suo valore filosofico e poetico – mentre la deduzione consiste nel considerarla paragonabile alla mole di dati utilizzati oggi nella match analysis calcistica.
Italo Calvino, nel suo libro intitolato Perché leggere i classici, definisce Plinio «un nevrotico collezionista di dati, un compilatore ossessivo che sembra preoccupato solo di non sprecare nessuna notazione del suo mastodontico schedario».
Sempre con l’avvertenza della possibile forzatura dell’analogia utilizzata, è possibile vedere nell’ossessione per il controllo del gioco, da parte di molti allenatori del giorno d’oggi, un comportamento da nevrotici collezionisti di dati e compilatori di schemi di gioco.
Il rischio, avvertiva Calvino a proposito di Plinio, era quello di non sapere se fosse possibile attribuirgli le idee espresse nelle sue opere, proprio perché il suo rigore scientifico gli imponeva di attenersi a quanto tramandato dalle fonti ed escludeva per principio l’originalità individuale.
Analogo rischio esiste certamente oggi nella valutazione del lavoro di molti allenatori, ligi e fedeli sia al modello originale di riferim…