di Antonella Bellutti
Sarà che rappresenta la libertà, che esprime un senso di autonomia, di emancipazione. Sarà che abbraccia l’amore per la natura, che scatena nostalgia dell’infanzia, così come ammirazione per le imprese dei suoi campioni. Sarà per tutte queste ragioni e certamente molte altre ancora, se la bicicletta ha ispirato i testi di tantissime canzoni di generi e stili diversi in Italia e nel mondo. Riccardo Cocciante “pedala senza fretta la domenica mattina” in un ritratto di vita semplice e gioiosa, dipinto in equilibrio su due ruote. Il rock scatenato dei Queen e la loro voglia di andare dove gli pare, senza freni, trasforma il campanello della bici in uno strumento musicale capace di un assolo divenuto successo planetario in “bicycle race”. In mezzo tante melodie e storie differenti che raccontano la straordinaria versatilità e l’intramontabile fascino della bici.
Ma questo carisma senza tempo, testimoniato da una crescita nelle vendite supportato anche dall’invenzione della bicicletta elettrica, gode dell’attenzione che merita?
Sembrerebbe di no, non solo per la carenza di infrastrutture (piste ciclabili, colonnine per la ricarica, zone parcheggio sicure) ma anche per i cambiamenti previsti dalla riforma al codice della strada. L’annosa campagna per il rispetto del ciclista, per pretendere che l’automobilista osservi almeno un metro e mezzo di distanza in fase di sorpasso, si trasforma in una raccomandazione: “ove le condizioni della strada lo consentano”. La possibilità di creare delle bike lines da parte dei comuni, viene sospesa in attesa di direttive ministeriali. L’ obbligo di precedenza ai ciclisti nelle zone urbane diventa obbligo di “prestare attenzione”.
Queste le rilevanti modifiche, i punti salienti di una riforma del codice che nelle varie proteste scatenate, ha provocato un triste gioco di parole trasformando il codice de…