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I Giochi al tempo delle guerre

L’esclusione degli atleti russi e bielorussi, accettata in campo sportivo alla luce della violazione della tregua olimpica, per il CIO è stata una forma di autodifesa

di Nicola Sbetti

Da quasi due anni il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) è al lavoro per evitare che il conflitto russo-ucraino possa danneggiare oltremodo i Giochi Olimpici. A Losanna si respira una grande preoccupazione sul futuro dei Giochi anche perché, dopo l’edizione di Tokyo 2020 segnata dal Covid-19 e disputata nel 2021, c’è la consapevolezza che quella del 2024 a Parigi sarà inevitabilmente all’insegna della guerra.

In qualche modo però il CIO era riuscito a limitare la portata delle conseguenze dell’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca, applicando in maniera proattiva il tanto ipocrita quanto efficace “principio della neutralità dello sport”. Come scritto più volte anche in questa rubrica, l’esclusione degli atleti russi e bielorussi, accettata in campo sportivo alla luce della violazione della tregua olimpica, per il CIO è stata prima di tutto una forma di autodifesa; l’unico modo possibile per preservare il sistema sportivo internazionale e per assicurarsi che i Giochi Olimpici avessero la maggior partecipazione possibile.

Non a caso di fronte al perdurare del conflitto, il CIO ha avanzato un ulteriore compromesso, aprendo il percorso di qualificazione (quantomeno nelle federazioni internazionali disposte a farlo e senza simboli nazionali) a que…