Peter Crouch ha smesso di giocare l’altro ieri, annunciando il ritiro nel luglio del 2019, dopo l’ultima sua mezza stagione in Premier al Burnley. Aveva 38 anni e, già da un anno aveva iniziato la sua seconda vita, quella che ne designa il lavoro attuale: intrattenitore, categoria podcaster, audio o soprattutto video che sia. Se pensate a ciò che passa da noi, è tutta un’altra cosa: sarà che la cultura del calcio in Inghilterra era ed è molto diversa dalla nostra, sarà anche che il contesto comunicativo, e quello del discorso calcistico soprattutto, ha poco a che vedere con il nostro in termini di educazione e capacità di prendersi sul serio anche dicendo cose intelligenti, resta il fatto che noi un ex calciatore diventato personaggio radiotelevisivo come il Peter Crouch attuale non ce l’abbiamo.
Le porte girevoli tra campo e studio, qualunque studio radiotelevisivo sia, è un classico un po’ ovunque. Gli ex calciatori sono dappertutto: pundit, talent, opinionisti, seconde voci, conduttori; non manca nulla e, tra banalità e sorprese positive, sono sfruttati perché conosciuti. Ma non tutti illuminano il dibattito, anzi. In Inghilterra qualcuno di particolarmente rilevante l’hanno avuto. Uno soprattutto: Gary Lineker.
La parte di Lineker, in Italia, avrebbe potuto farla Gianluca Vialli, e in parte l’ha anche fatta ai tempi di Sky, non fosse che il pendolarismo tra l’Italia e Londra lo rendeva un personaggio particolarmente appetibile anche sui media inglesi, che infatti ha frequentato spesso. Ottima cultura, buona ironia e stile, le sue doti, tutte molto apprezzate oltre Manica, mentre una parte non irrilevante del pubblico italiano di questi aspetti se n’è sempre fregata, considerando Vialli – che era stato capitano e icona della Juventus di Lippi – un uomo…
