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Le Buffonate

Uscite a vuoto dentro e fuori del campo. In una carriera stellare ecco le papere, reali e metaforiche, di Gianluigi Buffon

Gianluigi Buffon passerà alla storia come uno dei portieri più grandi di sempre, per anni è stato il più forte del mondo e lì il 9 luglio del 2006 è salito sullo scranno più alto, incorniciando la sua prestazione con la parata su un colpo di testa di Zidane che ci ha fatto rimanere in partita. Ma come è nello stile di The SpoRt Light i campioni non hanno solamente il lato positivo ma anche quello negativo, a volte più spiccato altre meno. E se per Cassano è stata coniata la parola ‘cassanate’, per Buffon non potevamo che scegliere ‘buffonate’, nel titolo con la maiuscola in onore al suo cognome. Con un inciso, il primo ha letteralmente sprecato il suo talento, il secondo no, mettendolo al servizio del gruppo più che di sé stesso, nonostante una personalità forte e debordante. E allora ripercorriamo le uscite a vuoto di Buffon, convinti che, per carattere, potrebbero non essere le ultime.

Le papere, quelle vere
In una carriera così luminosa come quella di Buffon qualcuno potrebbe dire che le papere sono come dei piccoli nei, cioè la rendono ancora più bella. Difficile dirlo, anche perché andrebbe chiesto al diretto interessato se ricorda più le parate che lo hanno fatto passare alla storia o quelle mancate, citando Michael Jordan potremmo dire che sono state quei fallimenti necessari per raggiungere il successo. In verità Gianluigi Buffon, agli inizi, ha fatto subito intravedere tutto il talento di cui era capace, un predestinato, il più forte di tutti. E allora viene da chiedersi se quelle papere, alcune clamorose e decisive, non siano state un eccesso di confidenza, con sé stesso, i colleghi della difesa e la palla, che alla fine l’ha tradito. Una delle papere più ricorrenti, infatti – non che ne abbia fatte tantissime –, è lui pronto a ricevere la palla che manca clamorosamente con i piedi facendola scivolare dentro la rete. È accaduto in un Juventus-Lecce (recidivo con i …

Francesco Caremani
Aretino, giornalista, comunicatore in ordine sparso. Tutto è iniziato il 19 marzo del 1994 e un giorno finirà, ma non oggi. Il giornalismo come stile di vita, in un mestiere che ha perso lo stile per strada. Qui è direttore responsabile, ma solo per anzianità.