A gennaio 2022, Gazprom aveva in essere una sponsorizzazione di 50 milioni di euro ogni anno con l’UEFA, veniva da una partnership quadriennale con la FIFA (90 milioni di dollari per il periodo 2015-2018), era partner del Chelsea, main sponsor dello Schalke 04 (20 milioni di euro) e della Stella Rossa (15,2 milioni). Foraggiava tra gli altri il club calcistico di casa – lo Zenit San Pietroburgo, presenza fissa nelle coppe europee – e nel ciclismo la RusVelo, ma si potrebbe andare oltre. Notoriamente controllata dal governo russo, Gazprom è stata per un decennio abbondante uno dei principali finanziatori dello sport europeo, prima che l’invasione della Russia all’Ucraina costringesse le istituzioni sportive, alcune sufficientemente obtorto collo, a chiudere, almeno ufficialmente, un rapporto divenuto imbarazzante. Non che non lo fosse prima, come lo sono diversi altri attualmente in essere, ma si sa: sino a quando le pressioni sopportabile, regalare i circenses è sufficiente per anestetizzare il pensiero, e al resto bastano il marketing e la comunicazione, le grandi divinità immorali del nostro tempo.
Gazprom ha fatto il proprio gioco e il gioco di Putin, quindi è stata sostituita: si fa presto a cambiare dittatore, perché lo sportwashing fa gola a tutti. Alla UEFA, per dire, è venuta incontro Turkish Airlines, nel basket già rilevante partner della FIBA e title sponsor dell’Eurolega (dal 2001 a oggi la Turchia ha ospitato le fasi finali di un Mondiale e due Europei maschili e un Europeo femminile), e difficilmente, in quest’ottica di do ut des tra la confederazione calcistica continentale e la compagnia di bandiera turca controllata per metà dallo Stato, non uscirà quell’obbrobrio di Europeo che abbiamo descritto nella monografia di due settimane fa. Equilibri, favori, immagine. Soldi, soprattutto, perché lo sport contemporaneo insegna che tutto è in vendita, tutto si può comprare. Siamo i primi a dircelo: la tesi non è originale, ed è già stata confermata, ma cercare i finanziatori è un buo…