Senza paura, quasi nella certezza di sbagliare, World Aquatics – che poi di fatto è il nuovo nome di quella che sino a pochi mesi fa era conosciuta come FINA (cioè la federazione internazionale del nuoto, che ha scelto un rebranding del tutto simile a quello di World Athletics) – ha deciso di portare l’elefante nella stanza dello sport. Anzi, nella vasca. Lo ha fatto in casa propria e così, tra qualche settimana, è possibile che si torni a parlare di un tema complesso e di difficile soluzione all’interno del mondo dello sport: le regole per la competizione, a livello elite, degli atleti transgender. Anzi, principalmente delle atlete, già, perché il centro dell’argomento, piuttosto inevitabilmente, è chi attua la transizione da maschio a femmina. Ecco: cos’ha fatto World Aquatics?
Nel prossimo appuntamento di Coppa del Mondo in programma a Berlino tra il 6 e l’8 ottobre, World Aquatics ha deciso di far debuttare la nuova categoria denominata “open”, accanto a quelle tradizionali maschili e femminili. Dopo averla istituita in astratto nel 2022, la federazione internazionale ha appena confermato la data d’esordio. Cos’è la categoria “open”? Un progetto pilota che, secondo la federazione internazionale, mira all’inclusività, che vedrà inizialmente nuotare gli iscritti sulle distanze veloci (i 50 e i 100 metri) di tutti gli stili in finali cronometrate – si potranno ottenere i tempi olimpici – e alla quale potranno essere ammessi nuotatori affiliati alle federazioni nazionali ma che potranno gareggiare anche individualmente o in rappresentanza del loro club. Di fatto una terza categoria, un tentativo che World Aquatics – il cui attuale presidente è il kuwaitiano Husain Al-Musallam – di esperire una modalità diversa, memore probabilmente anche delle polemi…