Un po’ Michael Phelps, un po’ Mark Spitz, in questo caso per quei baffi che si è fatti crescere negli ultimi mesi. Sicuramente è il numero uno del nuoto italiano e uno dei più forti al mondo: Thomas Ceccon, oro nei 50 farfalla, argento nei 100 dorso – specialità nella quale un anno fa a Budapest aveva vinto l’oro con record iridato – e ancora argento nella staffetta 4×100 stile libero al Mondiale di Fukuoka. È l’uomo del momento – condividendo con Tamberi il ruolo di atleta dell’anno –, è sulla bocca e sui cellulari di tutti: citato da Phelps, appunto, ha presentato il Mondiale sul magazine della Gazzetta, è finito sui settimanali generalisti, dai suoi baffi alle sue ossessioni, alle sue dichiarazioni, che lo hanno accomunato alla Divina, Federica Pellegrini, per l’asprezza e la sincerità, veneti entrambi.
Il nuoto italiano, dai Giochi Olimpici di Tokyo, passando per Mondiali ed Europei, probabilmente non ha mai vissuto un periodo così vincente, tanto che anche gli stranieri parlano di scuola italiana proprio in riferimento a Ceccon: «Ha nuotato con una frequenza straordinariamente bassa. È un evento molto raro ed è dovuto a una tecnica eccezionale. Ceccon ha mantenuto sangue freddo. Contro ogni logica di biomeccanica e fisiologia, che costringono i nuotatori ad aumentare la frequenza dei colpi quando la fatica determina una maggiore immersione del corpo in acqua, l’italiano ha dato 34 bracciate nei primi 50 metri e solo 33 nel secondo, quando la logica avrebbe voluto che fossero 35 o 36. L’impresa di Ceccon non sembra casuale. Lo ha dimostrato Nicolò Martinenghi con l’oro nei 100 rana. L’Italia è il Paese europeo che più resiste alla supremazia degli Stati Uniti. E riesce a farlo grazie ai suoi velocisti fenomenali. A differenza della Spagna, dove ogni individuo sfrutta le proprie possibilità, gli italiani hanno …