San Siro, effetto notte, 6 ottobre 2021. L’Italia si gioca, in casa, l’accesso alla finale di Nations League contro la Spagna, squadra che aveva già abbondantemente sofferto all’Europeo di qualche mese prima, lì dove gli errori dal dischetto di Dani Olmo e Morata (parato), diabolici in partita, ci regalarono l’accesso alla finale di Wembley. Il tifo azzurro, sponda milanista, non aveva perdonato a Donnarumma l’addio ‘avvelenato’ al Psg, per molti più soldi e l’idea di vincere la Champions: sappiamo com’è andata a finire. Fischi che misero in difficoltà il numero uno azzurro, all’interno di una difesa che si doveva ripensare dopo l’addio di Chiellini alla Nazionale e che, colpa anche di qualche errore di prospettiva e gestione di Mancini, scricchiolava, non rappresentando più quel reparto che era stato determinante qualche mese prima.
E le cose non sono migliorate, dal punto di vista difensivo, nelle due partite della fase finale della Nations League, contro Spagna e Paesi Bassi, una persa e l’altra vinta, con gravi errori della difesa azzurra, all’interno della quale Gianluigi Donnarumma è riuscito a rimanere sopra la sufficienza, mettendo, però, in mostra una lacuna importante: per quanto possa essere forte un reparto difensivo e per quanti leader ci possano essere – Bonucci e Chiellini, per esempio, nella masterclass di Euro 2021 –, il portiere deve esserne il comandante, imprecare, urlare, chiamare, incitare, dirigere, mentre Donnarumma sembra essere lì per caso, in balia di quello che gli accade davanti agli occhi, pronto all’ennesimo colpo di reni non frutto di un ‘sistema’ ma del momento estemporaneo; spesso questa è la differenza tra un portiere bravo e uno eccezionale.