Tra le visioni sportive di Silvio Berlusconi, una si rivelò particolarmente originale nella sua essenza, almeno in Italia. Per un uomo che, nel calcio, si era sempre paragonato a Santiago Bernabeu, l’idea di seguire l’esempio delle grandi polisportive spagnole e portoghesi (Real Madrid, Barcellona, Benfica, Sporting Lisbona per esempio) era troppo allettante: con il grande Milan capofila, alla fine degli anni Novanta, iniziò così un progetto particolarmente interessante che, tuttavia, ebbe vita piuttosto breve. Non a causa dei risultati, ma perché, alla fine del 1993, nella testa di Berlusconi tutto cambiò, in termini di obiettivi e prospettive. E, anche qui c’entra la politica.
Ora, vale la pena tornare alla culla del sogno di rendere Milano, con il Milan, la città più vincente dello sport europeo. Dopo avere acquistato il club calcistico nel 1986, e dopo avere iniziato a spendere e vincere nel calcio, Berlusconi nel 1988 diede il via a Mediolanum Sport, il nome originario della società polisportiva – sarebbe poi diventata Polisportiva Milan – che si sarebbe occupata in breve tempo dell’acquisizione di alcuni club milanesi di vari sport, con il diktat di rilevare solamente quelli che potevano avere i requisiti e i titoli sportivi delle rispettive massime divisioni. Con il supporto del title sponsor Banca Mediolanum, che faceva parte del gruppo, e il denaro di Fininvest, la società si strutturò, avendo cura di tenere in ruoli apicali alcune figure che già da tempo facevano parte della cerchia dei collaboratori più fidati di Silvio Berlusconi: Fabio Capello, che della polisportiva sarebbe stato anche presidente, Adriano Galliani e Fedele Confalonieri. Arrivarono così, nel 1989, le …