di Alfredo Martini *
Nel 1940 fui scelto come azzurro per una piccola corsa a tappe, che poi tanto piccola non era, visto che dovevamo coprire la distanza che separava Monaco di Baviera da Milano, passando per Innsbruck e Trento, l’ultima delle tre tappe era di circa 200 chilometri, poco più, con arrivo al Vigorelli. Commissario tecnico di quella spedizione era Alfredo Binda, che ricopriva questa carica per la categoria Dilettanti. Era il periodo dell’Asse politico Roma-Berlino. Eravamo undici italiani e undici tedeschi e dopo ogni tappa dovevamo sorbirci anche il comizio, prima in tedesco poi in italiano, per fortuna più breve.
Iniziammo con la Monaco-Innsbruck.
Quando arrivammo io pensavo che saremmo andati subito in albergo, invece ci trattennero. Il tedesco non finiva mai di parlare, credo 40-50 minuti, poi l’italiano, prima il nazista poi il fascista, e toccava stare lì nonostante per noi corridori fosse un grosso disagio, questa storia durò sino a Milano.
Noi eravamo giovani e non conoscevamo la politica, era difficile avere un giudizio proprio, certo a sentire i più grandi, soprattutto i socialisti, nell’accordo con la Germania non c’era niente di buono. Non dobbiamo, inoltre, dimenticare che pochi anni prima avevamo combattuto la Grande Guerra gli uni contro gli altri armati e la diffidenza era difficile da spazzare via, nonostante l’Asse.
Il fascismo, comunque, aveva acquisito forza e ‘smorzava’ tutti rigurgiti nei suoi confronti.
Sicuramente c’era qualche corridore che salutava con la mano destra tesa. Le gare internazionali poi erano più rare di…