focus_2Monografia

Di parole, media e percezioni

Perché le storie paralimpiche sembrano permeate di pietismo? Perché ne parliamo solo ogni quattro anni? Perché certi termini sono più corretti di altri?

Parliamoci chiaro: al netto di coloro che negli sport paralimpici altro non vedono che una triste rappresentazione delle tragedie («Non si dovrebbero fare perché sembra una specie di riconoscenza o di esaltazione della disgrazia», disse Paolo Villaggio nel 2012 a La Zanzara, ma è un concetto poi ripreso e aggiornato da diversi opinionisti dalla sedicente ideologia “cattivista”), anche per gran parte degli altri l’esaltazione per le storie degli atleti paralimpici arriva a cadenza quadriennale. Con le Paralimpiadi, insomma, che hanno ovviamente un notevole impatto mediatico a differenza di tutto il resto dell’attività, Mondiali ed Europei delle varie discipline compresi, dei quali si occupano solamente le testate specializzate. La domanda, allora, è volutamente provocatoria: perché non è mai vera gloria?