La vulgata made in Infantino l’ha già più volte definito «il miglior Mondiale di sempre». Ancora meglio di quello di quattro anni fa in Russia, che a sua volta era «il miglior Mondiale di sempre». Più che magnifiche sorti e progressive, è semplicemente l’oste che magnifica il vino della propria cantina, e chi se ne frega se poi è aceto: quello c’è, quello si beve; alziamo i calici. Qatar 2022, tuttavia, deve ancora iniziare ma, a prescindere da qualsiasi altro aspetto, è soprattutto una cosa, la meno scontata di tutte: un Mondiale vecchio.
Vecchio perché ultimo. Rottamando è il format, rottamanda è la scelta organizzativa, rottamati sono coloro che hanno permesso l’assegnazione a suo tempo, rottamanda è probabilmente anche un certo tipo di visione strategica da parte di chi lo ospiterà, e probabilmente già vecchio è anche l’ordine geopolitico che lo ha prodotto. Vecchi, poi, sono alcuni dei giocatori più attesi che lo animeranno, per loro sarà l’ultima possibilità, mentre manca, per esempio, l’uomo del futuro, uno che il Mondiale probabilmente non lo vincerà mai, ma è un delitto che non ci sia.
Con ordine, allora, andiamo punto per punto, sviando laddove si potrà in altre considerazioni, e partiamo allora dal format. Qatar 2022, è risaputo, sarà l’ultimo Mondiale a 32 squadre, e non è cosa da poco: United 2026 di par…