Un istinto primigenio, la libertà, la solitudine: dove si può iniziare una monografia su qualcosa che nasce con l’uomo, ancora prima del linguaggio e naturalmente della scrittura? Perché la corsa, a ben guardare, è questo: uno sport antico che sport però lo è diventato, ma che esisteva prima che la corsa in quanto sport, con le sue svariate specialità, venisse codificata, e figurarsi allora dover discutere di questa attività, semplicemente, come passatempo, come hobby. Eppure c’è tutto questo: dalla caccia alla fuga, da Filippide sino a running e jogging, forse qualche passaggio ce lo siamo persi per strada, ma non abbiamo mai smesso di correre.
Amo l’atletica perché è poesia
Se la notte sogno
Sogno di essere un maratoneta
La frase di cui sopra è di Eugenio Montale e la si può trovare citata ovunque, sebbene mai nel suo contesto originale, al punto che si potrebbe quasi pensare sia apocrifa. Ma Giuseppe Pederiali, scrittore emiliano, l’ha inserita in epigrafe nel suo romanzo Il sogno del maratoneta (Garzanti), dedicato alla vita di Dorando Pietri, e di lì la fama di quella citazione non si è mai fermata. Di certo, al di là dell’aspetto romanzesco e di quello intimistico, sui quali torneremo, la corsa in età contemporanea si è affrancata dall’aspetto di necessità sino a diventare una pratica sportiva di massa, anche per la facilità con cui si pratica. A differenza di altre discipline, per correre non servono particolari attrezzature e, almeno per gli amatori, vanno bene tanto le strade quanto i parchi pubblici, senza…