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Ma ha fatto anche cose buone

Strutture, successi, brand, responsabilità sociale di impresa, denuncia del tifo criminale: oggi sono tutti scesi dal carro. Ma...

Sul suo carro ora ci sono ampi spazi. Chi ha potuto è sceso, hai visto mai, atteggiamento italianissimo così come italianissimo è quello di salirci sul carro, quando le cose vanno bene. E quello di Andrea Agnelli è stato spesso anche piuttosto affollato, peraltro giustamente, considerando che la sua storia di manager al vertice della Juventus ha pure vissuto di intuizioni, idee, perfino visioni, tutte vissute a modo suo, e quale sia il suo modus operandi lo capite meglio qui. Del resto, ci si passi l’irriverenza del titolo, soprattutto di questi tempi, ha fatto anche cose buone.

Non è un santo, non è un apostolo: è un manager, antipatico quanto si vuole ma juventino fino al midollo, e dei manager usa il newspeak, la neolingua del business. La Juventus non ha mai l’articolo, nelle comunicazioni ufficiali e quando Agnelli parla. Lo ha fatto da subito, da quando non portava la barba e poco lasciava immaginare ciò che sarebbe diventata la Juventus, nel bene e nel male, nei successivi dieci anni, in gran parte dominati. Errori e omissioni le trovate in questo approfondimento, ma non tutto può essere buttato.

Strutture
Non è di Andrea Agnelli l’idea dello Juventus Stadium, sebbene sia stato inaugurato proprio sotto la sua presidenza. Al momento della sigla del protocollo di intesa con il Comune di Torino per il diritto di superficie di 99 anni sull’area della Continassa Agnelli era in carica da poco più di un mese ed è evidente che i prodromi dell’idea non si debbano al suo lavoro, ma i quattro anni di progettazione seguiti alla convenzi…

Lorenzo Longhi
Emiliano, ha esordito con il primo quotidiano italiano esclusivamente web nel 2001 e, da freelance, ha vestito (e smesso) casacche anche prestigiose. Di milioni di righe che ha scritto a tamburo battente gran parte è irrilevante. Il discorso cambia quando ha potuto concedersi spazi di analisi.