Monografia

L’Italia che tornerà al Mondiale

Mentre altrove l'azzurro fa un figurone, nel calcio si deve ripartire per un nuovo ciclo. Senza fenomeni, servono idee e gruppo

C’è qualcosa di ironico nell’estate dello sport italiano, soprattutto se paragonata a quella del 2021. C’è qualcosa di ironico perché la scorsa estate (e in realtà il periodo d’oro è proseguito anche in autunno) l’Italia celebrava, in una congiuntura astrale pressoché perfetta, tutta una serie di trionfi – a livello di nazionali e di singoli atleti – di altissimo livello, pensando a godersi vittorie che si pensava sarebbero state impossibili da ripetere, mentre al contrario il filo dei successi tricolori da allora non si è mai interrotto. 

L’ultimo, in ordine di tempo, è il Mondiale vinto dalla Nazionale maschile di volley, dopo l’Europeo di un anno fa, e in mezzo potremmo mettere Jacobs, Tamberi, la messe di medaglie del nuoto, un’Italbasket che non sarà fenomenale ma sa regalare emozioni notevoli. Tutto vero, il sogno continua dappertutto. Tranne – e l’ironia è qui – per lo sport nazionale per eccellenza, quello che vanta il maggior numero di passaggi televisivi, prime pagine, testate dedicate, appassionati; il calcio che un anno fa viveva ancora con arroganza la sbornia del titolo europeo e oggi, fuori dal Mondiale, almeno a livello federale non sembra avere ancora capito dove si trova, perché e come. Ma, in tutta franchezza, non sembra neppure preoccuparsene più di tanto.

L’Italia che tornerà al Mondiale – perché ci sarà, a United 2026 – riparte …

Lorenzo Longhi
Emiliano, ha esordito con il primo quotidiano italiano esclusivamente web nel 2001 e, da freelance, ha vestito (e smesso) casacche anche prestigiose. Di milioni di righe che ha scritto a tamburo battente gran parte è irrilevante. Il discorso cambia quando ha potuto concedersi spazi di analisi.