C’è qualcosa di ironico nell’estate dello sport italiano, soprattutto se paragonata a quella del 2021. C’è qualcosa di ironico perché la scorsa estate (e in realtà il periodo d’oro è proseguito anche in autunno) l’Italia celebrava, in una congiuntura astrale pressoché perfetta, tutta una serie di trionfi – a livello di nazionali e di singoli atleti – di altissimo livello, pensando a godersi vittorie che si pensava sarebbero state impossibili da ripetere, mentre al contrario il filo dei successi tricolori da allora non si è mai interrotto.
L’ultimo, in ordine di tempo, è il Mondiale vinto dalla Nazionale maschile di volley, dopo l’Europeo di un anno fa, e in mezzo potremmo mettere Jacobs, Tamberi, la messe di medaglie del nuoto, un’Italbasket che non sarà fenomenale ma sa regalare emozioni notevoli. Tutto vero, il sogno continua dappertutto. Tranne – e l’ironia è qui – per lo sport nazionale per eccellenza, quello che vanta il maggior numero di passaggi televisivi, prime pagine, testate dedicate, appassionati; il calcio che un anno fa viveva ancora con arroganza la sbornia del titolo europeo e oggi, fuori dal Mondiale, almeno a livello federale non sembra avere ancora capito dove si trova, perché e come. Ma, in tutta franchezza, non sembra neppure preoccuparsene più di tanto.
L’Italia che tornerà al Mondiale – perché ci sarà, a United 2026 – riparte …