Dopo l’infuocato derby tra Chelsea e Tottenham terminato 2-2, con il suffisso della sfiorata rissa tra Antonio Conte e Thomas Tuchel, il club di Stamford Bridge ha pubblicato sul proprio sito un comunicato ancora più infuocato. La società ha, infatti, aperto un’inchiesta per scoprire chi, tra i suoi tifosi, avrebbe rivolto degli insulti razzisti all’attaccante sudcoreano del Tottenham Son Heung-min: «Il Chelsea FC ha costantemente chiarito la sua posizione di tolleranza zero sui comportamenti discriminatori, eppure ci sono ancora idioti come questo che si attaccano al nostro club definendosi ‘tifosi’, il che fa vergognare il Chelsea FC, i nostri allenatori, i giocatori, lo staff e i nostri veri sostenitori».
Queste prese di posizione non sono nuove nel calcio inglese, fanno oramai, e per fortuna, parte della propria cultura sportiva per contrastare la violenza dentro gli stadi, quella verbale che è sempre prodromica di quella fisica. Con una legislazione severa e certa verso chi si macchia di questi reati. Per inciso: il retro di ogni schienale allo Stamford Bridge riporta le istruzioni su come segnalare episodi del genere.
Quello che, visto dall’Italia, stupisce è che la società non abbia alcun timore a definire idiota qualcuno, o qualcuna, che abbia tenuto certi comportamenti e che sia pronta a fargli pagare una pena esemplare: «… this individual will face the strongest action from the club».
Stupisce che non ci sia alcuna concessione alla pancia del tifo, alcun sminuire un fatto gravissimo, tanto nella società civile…