Tackle

I confini, superati, dell’autonomia sportiva

Raggiungimento dell’uguaglianza tra esseri umani e mantenimento dell’autonomia dello sport. Se la prima è più che mai utopistica, la seconda è quanto mai improbabile

di Antonella Bellutti

I confini dell’autonomia sportiva non sono assoluti, ne sono convinta. L’Olimpismo oltrepassa la dimensione sportiva, poiché propone un modello pedagogico di sviluppo dell’essere umano quale strumento di fratellanza tra popoli. Nel messaggio affidato alle parole della Carta Olimpica pare quasi definirsi una filosofia di vita che armonizza corpo e mente e intreccia lo sport all’educazione, alla cultura, alla pace. Un messaggio che suscita riflessioni etiche e richiama azioni, inevitabilmente politiche.

Non serve ricorrere a spiegazioni indirette per trovare una precisa proposta politica nel testo della Carta Olimpica, che bandisce ogni forma di discriminazione nei confronti di un Paese o di una persona per qualsivoglia ragione, pena la non appartenenza al movimento olimpico: un appello di armonia rispetto alla diversità, idealmente e simbolicamente espresso dai cinque cerchi intrecciati.

L’obiettivo ambizioso dell’Olimpismo deve fare i conti con due enormi difficoltà, tra loro connesse: il raggiungimento dell’uguaglianza tra esseri umani e il mantenimento dell’autonomia dello sport. Se la prima è, oggi, più che mai utopistica, la seconda è, oggi, quanto mai improbabile: la strada per l’uguaglianza è lastricata di buone intenzioni ma anche di complicate sinergie e, non troppo raramente, di becere manipolazioni. E muoversi lungo il sottile confine che vorrebbe separare nettamente lo sport dalla politica risulta inevitabilmente un esercizio di equilibrismo. Altrettanto inevitabile è che riflettere sull…