Questo non è un articolo che parla di tennis e, sebbene lo prenda a pretesto, non parla strettamente nemmeno di Wimbledon. Non dal punto di vista tecnico, non dal punto di vista storico: lo fanno già altri, lo fanno sufficientemente meglio ed è a loro (soprattutto a chi è sul posto e a chi se ne occupa quotidianamente) che vi rimandiamo. Eppure ci sono, in questa edizione del torneo iniziato all’All England Club, una serie di situazioni che ci interessano, tanto a livello generale quanto, più nello specifico, riferiti particolarmente alla presenza tra i favoriti di un atleta, Matteo Berrettini, che del resto fu finalista anche lo scorso anno e che, pure, sembra avere una maggiore allure a livello internazionale che in patria.
Il primo aspetto è strettamente politico e riguarda un tema che The SpoRt Light ha già discusso nella monografia Sanzioni, lo scorso mese di marzo: il tema sono ovviamente le sanzioni decise dallo sport nei confronti di nazionali, club e atleti russi e bielorussi e, in questo senso, ciò che ha scelto l’All England Club, organizzatore del torneo tennistico più iconico del mondo, rappresenta un caso di specie ancora più peculiare. Vale la pensa allora ripercorrere ciò che è accaduto: dopo l’invasione dell’Ucraina l’Itf, l’International Tennis Federation, ha escluso Russia e Bielorussia dalla Coppa Davis, seguendo i dettami del Cio, ma ha sostanzialmente consentito agli atleti singoli di continuare a prendere parte ai tornei sotto insegne neutrali, privandoli in tutti i documenti ufficiali dell’indicazione e della bandiera russa o bielorussa. Abbiamo più volte scritto che, nella nostra analisi, il tema delle sanzio…