È diverso, si dirà. Certo: è sempre diverso, perché le vicende al massimo si assomigliano, ma non sono mai una la copia dell’altra. Ma il dibattito questa volta non esiste e, allora, riflettiamo un po’ qui. Un anno fa si discusse a lungo sulle immagini del malore di Christian Eriksen, nel corso di Danimarca-Finlandia all’Europeo, aprì un interessante e prolifico dibattito sull’opportunità della pubblicazione di certi scatti. Nulla di tutto questo nel caso della sincronette Anita Alvarez, svenuta mercoledì nella vasca del Mondiale di nuoto sincronizzato a Budapest. Perché?
Otto immagini sono finte ovunque: nella prima il corpo di Alvarez, già privo di sensi, disegna una parentesi riflettendosi peraltro con effetto specchio a pelo d’acqua, nella seconda (in campo largo) l’atleta è già affondata a peso morto e si trova con il ginocchio a fondo vasca, nella terza entra in scena Andrea Fuentes, lanciata plasticamente nel salvataggio, nella quarta l’allenatrice si avvicina alla ragazza col braccio teso per attirarne il corpo a sé, nella quinta la abbranca per iniziare la risalita, nella sesta la risalita verticale è pressoché completata, la settima vede allenatrice e atleta con la testa fuori dall’acqua e l’arrivo del bagnino, l’ottava (presa da sotto) descrive la scena in cui Fuentes e il soccorritore riportano a bordo vasca Alvarez per la rianimazione. Ne seguono altri, con la ragazza non ancora rianimata fuori dalla piscina.
Gli scatti, tutti realizzati da Oli Scarff di Afp e distribuiti anche attraverso Getty Images, hanno effettivamente una pot…