A gamba tesa nasce come pagina Facebook nel marzo del 2016. L’idea era quella di avere uno spazio per commentare liberamente gli intrecci dello sport con la politica, evidenziare il ruolo culturale del fenomeno sportivo e ricordarne la storia. Poi è diventato anche un sito/blog dove tenere traccia con aggiornamenti non sempre regolari dell’attività svolta. Da oggi A Gamba Tesa sarà mensilmente ospitata anche su The Sport Light. Si prenderà spunto dall’attualità per fare riflessioni sul passato e viceversa. Grazie a Lorenzo Longhi e Francesco Caremani per avermi voluto a bordo.
di Nicola Sbetti
Se ancora esisteva qualche anima candida sinceramente convinta che lo sport potesse restare immune dall’influenza della politica, si sarà necessariamente dovuta ricredere a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina. Dal 24 febbraio, infatti, mentre le infrastrutture sportive finivano fra i “danni collaterali” dei bombardamenti, i campionati ucraini sono stati immediatamente sospesi, gli atleti sono stati arruolati e mandati al fronte o messi al servizio della propaganda, volta a sensibilizzare il mondo (in particolare quello occidentale) e a chiedere supporto per la resistenza. Ma gli effetti del conflitto hanno influenzato anche lo sport russo.
Gli appelli alla pace di atleti come Rublëv, Pavljučenkova, Smolov, Medvèdeva e Gámova hanno confermato l’esistenza di un’opposizione a Putin che si è palesata nelle manifestazioni contro la guerra brutalmente represse dal governo russo, mentre il simbolo “Z” messo in bella mostra sul podio dal ginnasta Kuliak ha, al contrario, segnalato la presenza di un supporto all’invasione russa che si è manifestato il 18 marzo 2022 nel raduno allo stadio Lužniki di Mosca, lo stesso della finale del Mondiale 2018, a cui peraltro hanno partecipato diversi atleti. Soprattutto però, il fatto che la maggioranza dei membri della comunità internazionale si sia schierata contro (o comunque non a favore) l’invasione ha portato ad una serie di sanzioni contro lo sport russo. Al netto di qualsiasi giudizio morale e al di là del fatto che siano state giustificate giuridicamente con la violazione della tregua olimpica, è evidente che si sia trattato di una decisione politica. Così come del resto non sanzionare lo sport …