Diversificare il rischio: nello sport che fa i conti con le conseguenze economiche del conflitto russo-ucraino, si affaccia per la prima volta nel dibattito un argomento che, negli ultimi due decenni, non ha sostanzialmente avuto cittadinanza, quello relativo alla necessità di evitare la dipendenza totale o comunque rilevante da un finanziatore opulento e prodigo, ma a medio-alto rischio. Un po’ come nella vita quotidiana, è ciò che tutti noi stiamo sperimentando ad esempio con i rincari dei costi delle fonti energetiche: politiche che oggi si possono definire miopi hanno portato l’Italia a dipendere dalla Russia per circa il 40% delle importazioni di gas, per il 12% da quelle di quelle di petrolio per il 52% di quelle di carbone. Un problema che ha anche la Germania, sebbene non si possa sostenere che dal male comune venga mezzo gaudio, tutt’altro: l’idea che il mercato globale avrebbe consolidato la pace si è rivelata un’illusione e così, per paradosso, quella costosa dipendenza invece che avere riverberi irenici ha finito per favorire l’arricchimento e il conseguente armamento di un Paese protagonista di un conflitto che tiene tutti col fiato sospeso.
Il concetto chiave è quello di discontinuità, e in qualche modo il conflitto ne porta una inattesa anche nello sport. Ora, qui non ci occupiamo della guerra, non è il nostro campo ma, come in futuro l’Italia – che oggi, con quanto sta accadendo in Russia, per ridurre la dipendenza energetica da Mosca accede maggiormente ad Algeria e Qatar – dovrà necessariamente riequilibrare la sua dipendenza attraverso la produzione interna e la diversificazione dell’origine dei fornitori per non dover pendolare tra un dittatore e un altro (col conseguente rischio di ritrovarsi un giorno nella stessa situazione odierna con i prezzi alle stelle), così accade anche per le istituzioni del calcio. Le grandi confederazioni e alcuni club particolarmente esposti si trovano a dover ragionare su una ulteriore diversificazione delle loro fonti commerciali di finanziamento. Non tanto per questioni etiche – il pelo sullo stomaco è folto – quanto piuttosto per autotutela in caso di sanzioni o, comunque, …