Simon Kuper e Stefan Szymanski in Soccernomics hanno sottolineato come l’organizzazione di un Mondiale di calcio non porti i vantaggi economici sperati al Paese organizzatore, così come la costruzione di nuovi impianti sportivi in una città; anzi c’è il rischio fondato che, soprattutto nei Paesi meno sviluppati, organizzare un evento sportivo globale possa metterne in difficoltà finanze e popolazione, considerando anche i ripetuti episodi di gentrificazione. Lo stesso Pietro Mennea aveva scritto un libro nel quale stigmatizzava i costi dei Giochi dal titolo, appunto, I costi delle Olimpiadi (non reperibile su Amazon). Non è un tema né nuovo né originale, ma ogni volta che si organizzano i Giochi, che siano estivi o invernali, il governo del Paese ospitante annuncia sempre che saranno sostenibili, sia dal punto di vista economico che ambientale, finendo per scoprire quasi sempre che così non è.
«Verdi, sicure e semplici» aveva affermato Xi Jinping visitando le sedi dei Giochi invernali e ‘dimenticando’ che quelle del 2008 erano costate alla Cina 42 miliardi di dollari. Secondo il governo cinese la ventiquattresima edizione sarebbe stata la meno costosa degli ultimi due decenni con una spesa di 3,9 miliardi di dollari, contro i 21,8 di Sochi 2014 e i 13 di Pyeongchang 2018: «È difficile ottenere informazioni dettagliate al riguardo, data la centralizzazione e il controllo sulle informazioni che vige in Cina», ha dichiarato l’economista sportivo Andrew Zimbalist a insider.com. Di fatto nelle cifre comunicate dal governo cinese mancano le spese per le infrastrutture dei trasporti, quelle sportive e pure quelle riguardanti la costruzione del Villaggio Olimpico. Un esempio? Solo per le sedi di Zhangjiakou la Cina ha speso 5,18 miliardi di dollari realizzando una cinquantina di progetti. Il Villaggio O…